BARABAN
Voci di trincea
ACB/CD21
World Music
ACB - Ass. Cult. Baraban
Italia
Coerentemente con l’attenzione che Barabàn rivolge da sempre ai temi sociali, il CD - così come la performance "live" - rilegge la Grande Guerra dalla parte dei soldati più umili, di quelli che, provenienti da zone rurali e generalmente privi di particolari specializzazioni, finivano in prima linea. Registrato tra il 2004 e il 2015 in Italia, Svizzera e Germania, talvolta anche in luoghi cari alla memoria della Grande Guerra, come le pendici del Pasubio, l'album inanella canzoni - in gran parte di protesta - divenute il simbolo dell'assurdità della guerra e del dolore che il lungo conflitto '15 - '18 ha portato in tutte le case italiane e di gran parte dell'Europa.
Il canto, spesso, era per i soldati un’occasione di legame e la maggior parte delle canzoni della Guerra ’15-18 sono infatti in lingua italiana proprio per poter essere condivise da tutti, così come i pochi balli, Valzer o Polche, eseguiti da improvvisate orchestrine formate da quelli che riuscirono a portare al fronte una chitarra, un mandolino o un violino. I canti della guerra, poi, sono stati riportati a casa direttamente dai soldati, o creati dai cantastorie, diffusi e replicati dalle donne nelle risaie o nelle filande. In molti casi si tratta di vecchie ballate, con testi modificati per adattarli alla propria condizione e alle proprie battaglie, spesso ramificatisi in tante versioni quante erano le brigate dove circolavano. Rari, invece, i canti in cui la protesta assume forma consapevole. Alcuni di questi, raccolti negli anni Sessanta durante le ricerche sul canto sociale e altri documentati da Aurelio Citelli e Giuliano Grasso negli anni Ottanta, sono ancora oggi eseguiti da coloro che operano per la conservazione della memoria, impegnati a sottolinearne la diversità e la specificità rispetto al grande serbatoio costituito dal repertorio dei cori alpini dove guerra, escursionismo e folklore si mescolano in uno stile ormai parte integrante di alcune culture regionali.
Cento anni dopo, molte di queste canzoni, con il loro carico di dolore, rabbia e speranza, serbano intatto tutto il loro valore storico e di testimonianza, e Voci di trincea attesta come il popolo, pur non avendo voluto la guerra, l’abbia però fortemente, e tristemente, cantata.
1. Regiment Piemonte / Curenta / Balet
2. Gorizia
3. Fanfara dij partent
4. Fuoco e mitragliatrici / Valzer dei disertori
5. La tradotta che parte da Novara
6. Mamma perché piangi
7. Mazurca dau pien d’Alas
8. Sul ponte di Bassano, bandiera nera
9. Pulca veglia
10. La ragazza e i soldati/ Valzer del Lento
11. Monte Nero
12. Ocarina suite (Era una notte che pioveva / Il capitan della compagnia / Di qua, di là del Piave)
13. La guerriera
14. Valzer di Leffe
15. Il general Cadorna / Polche di Paluzza
Vincenzo Caglioti: organetto diatonico, fisarmonica, ocarina, cori
Aurelio Citelli: voce solista, tastiere, fisarmonica, bouzouky, basso elettrico, mandolino, ocarina
Giuliano Grasso: violino, mandolino, cori
Diego Ronzio: clarinetto, sax soprano, tastiere, percussioni, armonica a bocca, ocarina, cori
Paolo Ronzio: chitarra, mandolino, piffero, ocarina, cori
Alberto Rovelli: contrabbasso, basso elettrico, percussioni
con
Donata Pinti: voce solista in Mamma perché piangi
Emanuele Salis: basso tuba in Fanfara dij partent e Pulca veglia
Lorenzo Toscanini: trombone in Fanfara dij partent e Pulca veglia
studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “F. Besta” (Milano): coro in Il general Cadorna