Un nuovo disco dei TRE MARTELLI è sempre un avvenimento, considerata la parsimonia e la cura maniacale con cui mettono mano ai loro meticolosi lavori, tra i quali ricordiamo almeno gli ultimi Omi e paiz (1995), Car der steili (2000) e Semper viv (2002). La formazione storica del folk piemontese, che si sta piuttosto rapidamente avvicinando a festeggiare ben trent’anni di attività, presenta per l’occasione un ampio e significativo repertorio, rivisitato come sempre senza strappi rispetto al passato ma anche senza inutili antichismi e preziosismi, in un perfetto equilibrio che tiene nel debito conto tanto la necessità di un corretto recupero quanto le esigenze dell’orecchio moderno. Dalle monferrine agli scottish, dalle curente alle bourrée, dai brando alle alessandrine non mancano le occasioni per ascoltare pregevoli ricostruzioni di brani strumentali “ballabili” della tradizione che uniscono la piacevolezza dell’esecuzione al rigore della ricerca filologica. Significativa è naturalmente anche la proposta di ballate, canzoni e canti satirici (tratti dalle raccolte e dalle ricerche di Roberto Leydi, Alfredo Nicola, Frank Kidson, Alan Lomax e altri ancora) con le quali i TRE MARTELLI sanno tratteggiare un panorama vario e multiforme della cultura musicale del Piemonte rurale di un tempo, incline a suscitare un’ampia gamma di sentimenti, che dal pianto trascolora nel riso attraverso tutte le sfumature intermedie. Tra cel e tèra è dunque un’ulteriore testimonianza del valore e del vigore di un patrimonio che nonostante gli assalti del consumo effimero continua ad alimentare in modo necessario e sostanzioso la memoria collettiva di una regione sovente poco considerata, almeno nel recente passato, dal punto di vista etnomusicologico. Per la nuova produzione i TRE MARTELLI si presentano con una formazione rinnovata (Renzo Ceroni, Enzo Conti, Paolo dall’Ara, Giancarla Guerra, Fernando Raimondo, Andrea Sibilio) e si avvalgono come di consueto di uno stuolo di valenti collaboratori – tra gli altri, Laura Conti, Paolo Lodici, Rod Stradling, Beppe Greppi, Bernadette da Dalt, Vincenzo “Ciacio” Marchelli – in grado di fornire quel di più creativo che rende Tra cel e tèra davvero sorprendente in molte sue realizzazioni, come appare evidente negli esempi forniti dalla tragica O s’a na sun tre scularin, dalla rustica Mal marià, dalla romantica E sur cunt a si marida, dall’insolita melodia di Margheritina a va al mulin, dall’ironia langarola di Il turututena, dalla malinconicissima Un cincèin, perfetta chiusura per un disco che sa tramutare il rigore dello stile in un profluvio di emozioni.
La lunga esperienza dei suoi componenti permette una commistione quasi perfetta tra filologico e moderno dando alle varie interpretazioni un equilibrio che all’ascolto appare davvero alchemico.
(Jam - italia)