Nella galassia degli strumenti della musica classica dell’India del Nord, il sarod, pur essendovi stato introdotto in tempi non millenari, occupa un posto di preminenza. Le sue origini si fanno comunemente risalire a un antenato afghano (il rabab). Il sarod possiede caratteristiche costruttive interessanti a cominciare dal corpo, costituito da un unico pezzo (in teak). La cassa armonica è avvolta in una pelle di capra, il manico non presenta traversine (ciò che rende difficile la ricerca delle note) ma è ricoperto da una lamina metallica che consente alle dita di scorrere con facilità sulle corde principali, presenti in numero di otto (quattro sono dedicate alla melodia e quattro hanno funzione di bordone e di accentuazione del ritmo). Vi sono poi dalle undici alle quindici corde di simpatia poste perpendicolarmente al di sotto delle principali, che producono (insieme alle vibrazioni provocate dalla pelle di capra) effetti di risonanza. La sonorità che caratterizza nel suo complesso lo strumento tende comunque a essere dura (in genere il sarod è considerato “maschio” mentre il sitar “femmina”) benché non manchi di sfumature e di effetti timbrici “alonati”. Nelle epoche recenti due figure di spicco hanno dato lustro al sarod, Ali Akbar Khan (nato nel 1922) e il più giovane AMJAD ALI KHAN (nato nel 1945) che appartengono a due famiglie musicali e gharana (scuole) entrambe illustri e prestigiose ma differenti sotto il profilo dell’approccio tecnico allo strumento. AMJAD ALI KHAN, del quale è un onore poter presentare questa incisione live di altissimo livello, proviene come detto da una dinastia di sarodisti famosa, a cominciare dal padre, il maestro Hafiz Ali Khan, morto nel 1972. La profondità e l’intensità che traspaiono dalle sue esecuzioni dal vivo (ben note anche al pubblico occidentale) sono divenute memorabili e ne hanno sempre sottolineato l’unicità dello stile, ma anche al “chiuso” della prova discografica, come si potrà notare, la qualità delle sue interpretazioni non mancheranno di suscitare stupore e ammirazione. Con AMJAD ALI KHAN le strutture del raga vengono a essere rinnovate a ogni istante, pur se le sue “invenzioni” restano intimamente connesse alla tradizione. Dagli inverosimili glissati e vibrati in cui si produce traspare assai di più di un’abilità tecnica messa a punto lungo tutto il corso di una vita. È l’essenza stessa della musica classica indiana a venir fuori in tutta la sua bellezza e splendore. Le sonorità che AMJAD ALI KHAN (accompagnato per l’occasione con altrettanta eccellenza dal suonatore di tabla Sabri Khan) sa trarre dal suo strumento coprono l’intero arco delle emozioni umane, e la sua arte inarrivabile consiste proprio in questo suo saper trasportare chi ascolta da uno stato emotivo a un altro senza apparente difficoltà.