Il suo modo di concepire l’arte e la musica ne fanno un artista assolutamente anticonvenzionale e di difficile classificazione, anche se molti amano considerarlo, in fin dei conti non del tutto a torto, una sorta di Paolo Conte sudamericano. L’attaccamento al paese in cui è nato, l’Argentina, è evidente, e si esplica in un incondizionato amore per il tango. Ma il suo talento poliedrico (CACERES è anche un pittore dall’eccellente e folgorante tratto, capace di coniugare l’astrattismo con una figuratività quasi fumettistica) non si limita a riprodurre i ritmi e i colori di questo genere conosciutissimo. La sua espressione artistica è infatti dominata da due tendenze principali. La prima, a partire dal suo trasferimento a Parigi nel 1968, consiste in un approccio di tipo spaesante alla materia, tipico di chi ha dovuto abbandonare il proprio paese e si trova da lungo tempo a fare i conti con una realtà magari accogliente (la “movida” parigina) ma che si svolge pur sempre, e non solo metaforicamente, sotto un cielo grigio, freddo e triste, che il vibrare di un tango non sempre basta a rischiarare e riscaldare. La seconda, in qualche modo più sostanziale e “tecnica”, riguarda il tentativo di CACERES di evidenziare come il tango non consista semplicemente in una rivisitazione in chiave sensuale di modi di danza all’europea, ma contempli nel profondo della sua anima forti influenze dettate dalle tradizioni e dai ritmi africani, penetrati nell’America del Sud attraverso forme quali la milonga e il candombe. Considerato secondo quest’ultima prospettiva il nuovo disco di CACERES appare particolarmente rivelatore ed esemplificativo della sua poetica, a cominciare proprio dal titolo per proseguire con il brano Viva el candombe negro, chiaro omaggio alle radici africane del tango. E come preannunciato dalla sua voce espressiva e rauca la ricerca di quella negritudine troppo spesso dimenticata dagli storici del tango giunge infine a rivelarsi in tutta la sua pienezza e creatività. Senza che questo significhi eliminare del tutto i ricordi e le nostalgie attinenti la vecchia Europa, come quando in Que es lo que queda CACERES incrocia i suoi sogni a occhi aperti con quelli di Charles Trenet. In Tango Negro Trio CACERES, che come di consueto si esibisce alla voce, al trombone e al piano, si avvale della collaborazione di Marcelo Russillo alla batteria, di Carlos “el tero” Buschini al contrabbasso e dell’ospite d’onore Daniel Binelli al bandoneon. La musica scorre concreta e misteriosa, evocativa e terrena, algida e fiammeggiante allo stesso tempo, mettendo in mostra un perfetto equilibrio tra la sua componente tradizionale e quella maggiormente innovativa. CACERES con Tango Negro Trio si riconferma senza alcun dubbio il miglior rappresentante del tango “d’autore”.
TANGO NEGRO TRIO (Juan Carlos Caceres / Carlos Buschini / Marcelo Russillo) dal Felmay Shop