In un paese con la varietà di nazionalità e culture come Israele, prima ancora che una scelta estetica la ‘world music’ è una necessità e un dato di fatto. Mettendo da parte la complessa definizione della musica ebraica, si devono fare i conti con l’eredità della diaspora sefardita di origine iberica, diffusa in tutto il Mediterraneo (qui rappresentata da Kol Oud Tof Trio e dagli accenti flamenchi di Yasmin Levy in ladino) e ashkenazita di origine germanica e mitteleuropea (qui esemplificato da Chava Albertstein in yiddish). Nel suo complesso l’antologia evidenzia la specificità ‘orientale’ della regione, caratterizzata dalla presenza delle tradizioni musicali del mondo arabo del Maghreb e del Mashreq. Del primo prevale la scuola andaluso-maghrebina del Marocco di Emil Zrihan e stilizzata dall’Israeli Andalusian Orchestra, mentre del secondo ritroviamo il liutista di origine irakena Yair Dalal e Zehava Ben, qui presente con un brano dello stile mizrachi, la musica degli ebrei mediorientali. Al di fuori di queste orbite circolano rimandi alle une e alle altre nella musica dei Bustan Abraham, nel pop dei Tea Packs e della compianta Ofra Haza. Il sincretismo nella sua versione più sperimentale è al centro dell’Idan Raichel’s Project, mentre l’eclettismo pare il pane quotidiano di Shlomo Bar e David d’Or. In chiusura, l’hip-hop dei Hadag Nahash. Deludenti i contenuti multimediali dell’enhanced cd di fronte ad una materia così articolata, con un vero microcosmo sacrificato in un unico cd. Ma per chi non conosce ancora la geografia sonora di Israele, le Rough Guides offrono almeno un punto di partenza.
Pscarn / World Music Magazine #82