LACY Steve
Duets: Associates
Fy 7009
Jazz
8021750700929
Newtone Records
Questo disco è nato come una sorta di supporto sonoro a un saggio, dedicato a Steve Lacy, realizzato per la rivista Musica Jazz ed è diventato un documento unico, nella sua varietà, di una delle arti più sottili del grande sassofonista, quella dei dialoghi-duetti con altri musicisti.
L'idea della collana di duetti ha preso forma lentamente ma sempre più inesorabilmente, da quando ci siamo tutti resi conto che nella pur mastodontica discografia di Lacy mancava un'opera con queste caratteristiche. Per aggiustamenti successivi, in massima parte su suggerimento dello stesso sassofonista, ci siamo trovati fra le mani un disco che ha una spiccata personalità, leggibile a più livelli. Un itinerario congiunge, per esempio, strumenti simili: la sequenza si apre e si chiude con due percussionisti, poggia le sue tappe intermedie su tre pianisti, colloca in posizioni chiave due trombonisti. Ma le forme sonore che avvolgono gli organici possono consentire associazioni diverse. I severi arabeschi di Untitled sembrano rispondere ai declamatori incroci vocali di Train Going By, il libero call-and-response di Free Point al problematico intersecarsi di The Crust, almeno tanto quanto ammiccano fra loro, nel parallelo, sardonico relax esecutivo, i temi monkiani, uno per soprano e piano, uno per soprano e trombone. Per contro, i brani che a causa dell'identica strumentazione potrebbero risultare simili si rivelano esercizi su concetti sonori del tutto diversi.
Haze è un esperimento sull'apertura spaziale, giocata per così dire sull'intreccio di soffi che nascono dal soprano e dalle percussioni; Clichés sembra invece una rilettura dello swing, della pulsazione dei tamburi che sospingono e avvolgono il solista. Il gioco dell'alternanza solista-accompagnatore, esplicito in Epistrophy, si fa più problematico in The Rent ed esplode volutamente in The Crust. All'espressionismo feroce di Rudd in Pannonica risponde la nonchalance angelica di Lewis in The Whammies, benché entrambi i trombonisti giochino elegantemente con la tradizione jazzistica dello strumento, deformandola ciascuno a proprio modo.
Fra tutti questi labirinti di suoni e di rimandi semantici, è quasi inutile dirlo, Lacy conserva l'olimpica serenità del padrone del gioco; anche se è difficile dire se il suo ruolo è quello di Dedalo, del Minotauro, di Teseo o del filo che tutto congiunge e a tutto dà senso. Il magister ludi però è sempre pronto a riconoscere e accettare le più inattese svolte emotive proposte dai suoi antagonisti, trasferendosi su campi di battaglia da lui non previsti. Perché le battaglie-duetti di Lacy non prevedono vinti o vincitori, sono soltanto straordinari, elegantissimi tornei da gustare mossa dopo mossa.
Il Cd è uscito in Italia allegato al numero di Musica Jazz dell'Ottobre 1997.
LACY Steve dal Felmay Shop