Inscapes from Exile è un concept album, una composizione elettronica ispirata da storia, miti e leggende del New Mexico. I brani sono stati composti nel 1994-95 ad Albuquerque e LAUTEN percepì questi due anni come un doppio esilio - dal suo luogo di nascita, Parigi, e dal suo luogo di adozione, New York.
La musica è basata sulla presenza di un drone (bordone) - punto di partenza dei compositori post-minimalisti - ma ciò che la rende differente è l’uso della microtonalità delle sue fasce elettroniche. La microtonalità è definita come l’uso di un’accordatura /temperamento diversa da quella standard (La = 400). Il processo di sintesi comprende tipi diversi di intonazioni inusuali, a volte utilizzate in fasce sonore simultanee. Il tessuto musicale, come nella precedente produzione della LAUTEN Tronik
Involutions (0.0.Discs), non sono stati utilizzati sequencers. Tutto è suonato dal vivo, direttamente, anche i veloci pezzi di Barbie. Come tastierista LAUTEN si concentra, al di là delle sintesi, nel suonare strumenti elettronici - in molti dei programmi usati in queste registrazioni, la pressione esercitata sui tasti modificata leggermente il colore dei suoni prodotti - e la compositrice suona i vai timbri «dal di dentro», lasciando che questo generi uno sviluppo organico con caratteristiche proprie. LAUTEN è stata definita «la signora dell’elettronica» (New Hope International, Londra) ed è stata votata al primo posto nella categoria tastieristi in un referendum su Intenet (Green Dolphin, Aprile 98). La musica del CD è stata descritta come dotata di «ampia libertà di contrappunto, adagiata in timbri non terreni che crea un sentimento fluido di movimento stazionario che fluttua animato nello spazio». (Kyle Gann, The Village Voice, review of performance at Experimental Intermedia, New York).
Inscapes from Exile non è musica d’arredamento, è piuttosto un viaggio musicale, tipo un «On the Road» musicale, ma come d’abitudine per i lavori della LAUTEN c’è anche un sottotesto: è un viaggio esistenziale più che fisico, un’esplorazione del proprio se più che della realtà che ci circonda. Ci sono tre livelli di lettura: l’esperienza fisica di un luogo (passiva), l’esperienza mentale di un luogo (ricettiva) e l’introspezione vagliata dall’esperienza (attiva). Questo approccio è espresso nel poema Three Red Dots (vedi libretto del CD) che precede l’ultima composizione, Unknown Presence at the Mesa. Il primo brano, Gusty Winds May Exist, prende il nome da un poetico cartello stradale piuttosto frequente sulle autostrade. un lungo viaggio in auto attraverso le nude «vistas» è l’inevitabile preludio a qualsiasi esperienza in New Mexico. L’attenzione è sul non visto. Nel deserto, come nella tundra, uno si trova faccia a faccia con una realtà quasi extraterrestre: l’orizzonte si mostra in modo scoperto, gli spazi si aprono all’infinito e regna il senso di presenza non inspiegabili, la cui natura è lasciata all’immaginazione - ricordi di civiltà a lungo scomparse, visite di alieni o d’origine spirituale? ... Il viaggio inizia con Roswell. Qui il richiamo è al famoso Incidente di Roswell. La storia racconta che un UFO si schiantò al suolo a Roswell con il suo equipaggio di alieni, alcuni dei quali potrebbero essere sopravvissuti - tutto questo fu negato decisamente dall’esercito americano ma la verità rimane sconosciuta. La storia si svolge in due movimenti: Changing Gravity, Clearly Identified Floating Objects.
I due brani di «Barbie», Barbie’s Abduction e Barbie’s Fugue State esprimono due opposti punti di vista sui rapimenti degli alieni: da una parte ci sono coloro che credono di essere stati rapiti da alieni, come evento reale, dall’altra c’è la forte possibilità che invece si tratti di «uno stato di fuga», uno stato psichico temporaneo in cui uno non ricorda dove è, il perché o chi è.
Ordinary Spatial Distance ha a che vedere con l’adattamento alla realtà quotidiana. La successiva fermata del viaggio, Quantesaurus, richiama una visita ai petroglifi, sculture in pietra di origine preistorica poste sulle colline realizzate in pietra vulcanica nera, muti testimoni di un mondo scomparso. Il viaggio continua attraverso i pueblo d’origine ispanica - Lost in Los Lunas - due o tre case, ed un ristorante, chiuse con cartello alla porta: Cibo Caldo il Giovedì. Tali posti comunicano un senso di esilio nello spazio e nel tempo, come se si fosse proiettati improvvisamente in un passato sconosciuto.
La canzone At the Sundown, in ricordo di Geronimo, è stata trasmessa ad ELODIE LAUTEN da una soprano Sioux, Bonnie Jo Hunt, incontrata mentre giravano un documentario sugli Indiani d’America. Le parole sono la traduzione d’inizio secolo di una vecchia canzone folk. Il brano sulla Mesa, Unknown Presence at the Mesa, è stato ispirato dal Chaco Canyon. Chaco Canyon non è una solita trappola per turisti. Si deve guidare per oltre 25 miglia su strade sterrate prima di arrivare alle rovine dei kivas dell’antica città, ed al tramonto il luogo appare particolarmente desolato e misterioso. Il posto, un largo canyon scavato nella roccia rossa, è di incredibile bellezza. L’intera esperienza di una visita è veramente memorabile. LAUTEN ha una forte legame di simpatia con gli Anasazi, «Il Popolo Antico». La loro presenza comunica rabbia e tristezza, un continuo lamento per quelli che sono scomparsi - non esistono infatti più discendenti degli Anasazi. Nella musica è espresso da un evanescente solo di flauto creato dal campionamento di un flauto tradizionale suonato dall’artista Ron Sunsinger.
Inscapes from Exile è l’ottava produzione discografica di ELODIE LAUTEN. ELODIE LAUTEN è una figura carismatica del movimento post-minimalista (20th Century American Music, Schirmer 1997), «una voce unica sulla scena della musica sperimentale» (Fanfare, Spring 98). Negli oltre vent’anni di carriera di LAUTEN i suoi vari lavori - opere multimediali, installazioni sonore, composizioni elettroniche, per piano e per gruppi da camera - hanno incontrato grande attenzione dalla critica sia in America che in Europa. La sua musica è stata pubblicata da molteplici case discografiche: O.O. Disc, Nonsequitur, Tellus, Point / Polygram, Lovely Music e Newtone Records. LAUTEN ha ricevuto riconoscimenti dal National Endowment for the Arts, ASCAP, Meet the Composer; lavori sono stati commissionati da Lincoln Center, the Soho Baroque Opera, the Queen’s Chamber Band, the Lark Descending, Elinor Coleman Dance Company, David Hockney, etc. Allieva di LaMonte Young e Sri Chimnoy, LAUTEN ha ottenuto Masters in Electronic Music Composition dalla New York University, ed ha insegnato alla New School for Social Research, the Berklee School o Music, Bucknell University, CUNY e New York University.