SUONARNE 1 PER EDUCARNE 100 è un disco sugli anni settanta. Non è un disco retorico, quanto un tributo a quelli che sono passati alla storia con il nome di “Anni di Piombo”, ma che sono stati anche molto, molto altro. Sono stati anni in cui la politica era un valido concetto, parte di un mondo a colori, mentre la tv era in bianco e nero, ed aveva una funzione nella maggior parte dei casi pedagogica e di intrattenimento intelligente, e non catalizzatrice dei consumi, della vita pubblica come quella attuale, riempitivo del vuoto culturale cui si riferisce. Le idee circolavano massicciamente, unite ad un senso di appartenenza e di critica oggi per la maggior parte andato perduto. Parlare di operai non suonava anacronistico, così come di padroni. Si poteva essere “contro” le stragi di Stato, la strategia della tensione, senza essere del partito armato. Il tema è riassunto nelle parole che aprono il brano Bianco e Nero: “forzare il movimento / verso la lotta armata / portarlo oltre ogni limite / che grande bastardata / loro trenta anni di isolamento coatto / noi reality / encefalogramma piatto”.Questo disco parla di quel decennio; in senso globale. La musica – quella suonata e quella che passa per una radio in continua sintonizzazione - la politica, i ricordi, lo sberleffo, la denuncia. E’ costruito, come un concept-album, o come un Musical, il cui involontario protagonista è Piero Zamponi, figura immaginaria ed allegorica che racchiude in se e nelle sue vicende il filo conduttore dell’intero lavoro.La sequenza dei brani si snoda in maniera cronologica partendo dallo Zappa di Peaches in Regalia, agli albori degli anni ’70, per poi proseguire, alternando dialoghi, musica, parole a volte colme di ironia, ma anche pesanti come macigni, con tributi rock a Led Zeppelin e Deep Purple e ai musical glam di Rocky Horror Show (Come in coma) o freak di Hair (Let your past live) . C’è il blues, il funk, gli echi di Napoli Centrale (con il brano omonimo dedicato a James Senese),Il disco si chiude con la stupenda versione del classico Hasta Sempre, di Carlos Puebla, un inno di speranza alla rivoluzione perpetua, da contrapporsi all’imperante dottrina della guerra permanente.Coinvolgendo oltre 40 musicisti (“tutti a gratis – i veri militanti sono stati loro” è sottolineato nelle note di copertina) Daniele Sepe dipinge un affresco coinvolgente che, come sempre nei suoi lavori – si lascia ascoltare. Ma. oltre a smuovere i piedi smuove anche la coscienza, con le armi che gli sono più congeniali: quelle della parola, della musica.