Il fado e la sua storia si sono sempre incarnati in interpreti femminili dalla personalità fuori del comune. Nella nuova e in parte inaspettata rinascenza che questo genere ha vissuto negli ultimi anni un posto di rilievo spetta senza alcun dubbio a BÉVINDA. Di lei si usa dire che è la migliore rappresentante del “fado in esilio”, per via del suo precoce trasferimento a Parigi e ancor più per i differenti influssi che sa immettere nel corpo della tradizione, sino a modificarne le caratteristiche e a sottrarla al pericolo della vuota riproposizione.
Con Outubro BÉVINDA giunge al decimo album della sua notevole carriera artistica. Si tratta della registrazione di un concerto tenutosi a Riccione nel gennaio del 2006 in occasione della rassegna Suoni migranti. La formazione che l’accompagna (Philippe de Sousa alla chitarra portoghese, Mathias Duplessy alla chitarra classica, Philippe Foch alle tabla e alle percussioni, Nicolas Gorge alla batteria, Côme Aguiar al basso) è di ottima levatura e segue e sostiene con perizia le invenzioni della leader. È importante notare il fatto che BÉVINDA sia anche autrice oltre che vocalist. Se si esclude un paio di brani (O grito di Amalia Rodrigues e Carlos Gonçalves, e Multidoes ispirato da Charles Baudelaire) il resto del repertorio è firmato da lei stessa, talvolta in collaborazione con i membri del suo gruppo. Ne risulta una musica ben costruita e nello stesso tempo immediata, assai dinamica negli sviluppi e profonda nei significati. Il superamento della classicità avviene attraverso l’immissione di sonorità che dal Mediterraneo (in particolare Spagna e Grecia) giungono sino all’India, in un andirivieni di strade musicali che si incrociano e si sovrappongono in bella sintesi. Outubro si giova al massimo della dimensione live, e il drive che BÉVINDA e la sua band sanno esprimere lungo tutta l’esibizione non fa altro che sottolineare l’originalità di una cantante-compositrice in costante e meritata ascesa.