Dal Salento all’Albania, da Venezia a Dubrovnik fino a Creta, questo disco è l’ipotesi di un approdo.
L’Adriatico è un mare d’incongruenza, di mal celata diversità, i cui porti sono tutti profondamente differenti. Molteplici sono le lingue, così come i venti che lo rendono impervio e pericoloso. Le sue genti, per secoli lontane, si sono incontrate raramente per voglia, più spesso per necessità. Le sue musiche, figlie illegittime della stessa tradizione, hanno percorso da sempre strade diverse. Nelle divise malconce dei tour calabresi o nei vestiti rassettati delle feste di matrimonio, con i denti d’oro a fare pendant con lo strumento e la decorazione sul cappello.
Il contagio pervade voci e strumenti: la musica delle bande pugliesi, “infettata” dalle ritmiche d’oltremare, diventa più irregolare, fascinosa e arricchita di sonorità inaspettate. Composizioni articolate, frenetiche e lente marce s’intrecciano in un cammino impervio. I testi inediti raccontano di una condizione di eterno rollìo. Ospite d’eccezione del disco è il virtuoso trombettista slavo ‘King’ Naat Veliov che scrive a due mani con Claudio Prima la “Pizzica Estam”, esperimento di contaminazione salentino-macedone, in cui l’organetto incontra la tromba del leader della Kocani Orkestar una delle formazioni più rappresentative della musica balcanica nel mondo