A quattro anni di distanza dal precedente L’oste del diau, tornano a proporsi al pubblico internazionale i LOU DALFIN. L’occasione dell’uscita del nuovo I Virasolelhs (i girasoli) è anche motivo per festeggiare i venticinque anni di carriera di una band che è riuscita a propagandare in Europa e nel mondo, con forza ed efficacia, la cultura delle valli occitane del Piemonte.
In IVirasolelhs l’attacco indiavolato di Occitania e basta, brano d’esordio di stampo manouche indurito da fiati sparati a mille, non lascia dubbi sul fatto che Sergio Berardo, da sempre leader carismatico del gruppo, non abbia alcuna intenzione di “abbandonare la lotta”, nonostante con i suoi Delfini sia all’opera da un quarto di secolo esatto. L’organico della formazione presenta rispetto a precedenti edizioni un allargamento, a testimoniare un continuo interesse per la ricerca di suoni originali. Si spiega così l’ingresso nella “famiglia” di strumenti a plettro (mandolino, bouzouki e banjo) e dei fiati (sax e tromba). Il repertorio del disco presenta sedici nuovi brani, divisi tra mazurche, polke, rigodon, scottish, curente e anche inni rugbistici. Insomma, non manca proprio nulla di quanto ci si aspetta da una band come i LOU DALFIN. Ma stavolta l’abituale rielaborazione strumentale a colpi di rock si accoppia a testi più convincenti del solito. E tra storie di disperati locali, figure popolari leggendarie e rivendicazioni antiglobalistiche I Virasolelhs raggiunge un perfetto equilibrio tra divertimento scanzonato, irrefrenabile e travolgente e riflessioni filosofiche. La strada percorsa da Berardo e dai suoi compagni rimane un buon modo, forse l’unico, di non dimenticare il passato evitando di rinchiuderlo al museo, sfruttando la consapevolezza delle proprie radici per aprirsi, nello stesso tempo, ai fatti, non soltanto musicali, del mondo.
Guidati dal maestro di ghironda Sergio Berardo, i LOU DALFIN si sono resi protagonisti nel tempo di molteplici attività (corsi di musica, danza e liuteria, organizzazione di concerti e mostre). Con loro la musica occitana ha assunto pertanto un carattere di contemporaneità ed è uscita poco alla volta dalla stretta cerchia delle situazioni locali per entrare a far parte dell’esperienza di un pubblico assai vasto e culturalmente composito. A partire dagli anni Novanta il gruppo ha introdotto accanto agli strumenti tradizionali (ghironda, fisarmonica, violino, flauti) chitarre, tastiere e batteria, che ne hanno reso fruibile la proposta musicale senza per questo snaturarla. Perché l’aspirazione dei Lou Dalfin è sempre stata quella di mantenere vivo il patrimonio tradizionale delle vallate in cui sono nati senza privarsi del piacere di farlo conoscere oltre la cerchia degli amici e dei parenti.