I Chumbawamba sono tornati, armati di chitarre acustiche, fisarmonica, delicate armonie vocali ed un'attitudine sonora completamente nuova, modellata su sonorità folk dolci e sognanti, che rimandano ad atmosfere Old England, sulle quali tuttavia spiccano ancora di più i testi caustici, al vetriolo che da sempre contraddistinguono la band inglese.
Dagli esordi negli squat di Leeds nei primi anni '80, con produzioni grezze di violento e surreale anarco-punk, passando attraverso l'inevitabile infatuazione per i suoni elettronici durante gli anni dell'esplosione della scena rave, per poi arrivare nel 1997 al successo commerciale di “Tubthumping”, con il suo irresistibile ritornello pop, fino alle ultime produzioni, tese a recuperare le radici della musica popolare britannica, la parabola dei Chumbawamba sembra essere paradigmatica della crescita e della maturità di un'intera generazione di musicisti inglesi, nati dalla scena punk, e che ora riscoprono i suoni caldi e profondi della musica acustica, senza però abbandonare la carica dissacrante delle loro liriche.
The Boys Bands Have Won, licenziato dalla WestPark music, etichetta tedesca che nel 2006 aveva prodotto il clamoroso successo di Burlesque dei Bellowhead, raccoglie 25 canzoni, in cui i cinque di Leeds, accompagnati da ospiti illustri come Roy Bailey, l'Oyster Band, Robb Johnson, riflettono sulla cultura del loro paese, depredata dalle Boys Band, da chi meramente copia e imita, da chi congela le espressioni culturali, senza rivitalizzarle e rivivificarle. Nelle canzoni c'è spazio per riferimenti tanto disparati quanto stimolanti: da Bertold Brecht a WH Auden, da Bono Vox a Margareth Thatcher, da Gary Tyler, un innocente da 30 anni rinchiuso nel braccio della morte delle carceri americane, ai kamikaze degli attentati londinesi del luglio 2005. El Fusillado si riferisce ad un uomo scampato ad una fucilazione, mentre il singolo Add Me approccia il tema dell'alienazione degli internauti e dei rischi di una vita iper-tecnologica.
Il tutto su di un tappeto sonoro freschissimo, di grande pulizia, dagli impasti organici di chitarra, violino, banjo e leggerissimi ottoni, in cui si alternano melodie ora malinconiche, ora gioiose, momenti vivaci ad altri dolci e eterei, che si insinuano surretiziamente nella memoria di chi ascolta e da cui vi farete scuotere e cullare sempre più volentieri.
Già dai tempi di Tubthumping, il tormentone che li rese famosi in mezzo mondo, era chiaro che il collettivo inglese fosse tutt’altro che un fenomeno da classifica. Con“The boy bands have won” la conferma arriva a carte mischiate. Via la corrente, niente elettronica da rave party: chitarre acustiche, strumenti della tradizione old England e ricercate armonizzazioni delle voci. Del trascorso negli squat di Leeds restano i temi di denuncia sociale, le taglienti riflessioni su temi come la pena di morte e un’inossidabile passione per le forme temporalmente succinte del punk. “The boy bands have won”, un’inaspettata quanto gradita sorpresa.
(Mondomix Italia)