Dopo le migliaia di chilometri percorsi sulle strade di tutto il mondo, ecco le nuove storie raccolte tra concerti e matrimoni, dalla storica band Acquaragia Drom, con vecchi e nuovi amici.
Un disco dal sapore unico, in cui l’inconfondibile stile zingaro italiano forgiato dagli Acquaragia Drom va a fondersi con il ritmo della pirotecnica banda dei Taraf da Metropulitana, con il genio virtuoso della mandola alla barbiere di Mimmo Epifani, con la follìa del grande “cugino” mattatore Eugene Hutz dei Gogol Bordello e la passione di altri cari amici, rom e gaggè.
Canzoni di viaggio o del paese di Sant’Elia a Pianisi e di tutto il Molise scordato, di San Zopito, che si dimenticava di fare i miracoli e dello zio cuntastorie, Mister Romanò, con il suo repertorio delle radici. E tanto altro da ascoltare per un nuovo viaggio in musica. Rom Kaffe: una vera miscela italica! Strumenti antichi per il futuro
“Giù al paese ci incontriamo sempre al Rom Kaffè. Ci sono gli amici, l'aroma giusto, i racconti curiosi e un bel juke-box. Infili un gettone e parte il meglio delle nostre canzoni. Quelle buone per ballare, quelle per ridere e per piangere, quelle d'amore strappacore e quelle da cantare bevendo un bicchiere di vino. In questo disco ce ne sono un po’, prese a caso. Canzoni vecchie e canzoni più nuove. Si possono ascoltare in ogni momento della giornata. Meglio se accompagnate dal gusto di un buon caffè. Rom!”
Ancora sangue zingaro nelle loro vene. Sono giunti al terzo album gli Acquaragia Drom, una delle maggiori formazioni di riferimento della musica popolare italiana. “Rom Caffè” si riannoda come sempre alla tradizione musicale rom italiana e scava nell’Europa dell’est. Però
questa volta c’è una grande novità: la partecipazione di Eugene Hutz, bizzarro e stravagante leader dei Gogol Bordello. Lavoro complesso e variegato, qui raccontato da Erasmo Treglia.
Si dice che il terzo album sia quello della maturità. Sono passati tredici anni dal vostro primo lavoro, come vi sentite? Ogni disco è quello della maturità. Siamo un gruppo che arriva a produrre dopo tanti percorsi, il repertorio è effettivamente il frutto di sei, sette anni di concerti, viaggi e incontri vari. “Rom Caffè” esce in un periodo molto particolare perché le scelte fatte rappresentano un po’ tutte le riflessioni sul nostro stile di questi ultimi anni. Negli spettacoli date molta importanza all’improvvisazione, sia musicale che scenica. In studio di registrazione avete seguito la stessa filosofia?
Certamente, sì. Anche se un’idea del repertorio che va sul disco ovviamente già c’è; poi lo studio diventa un ulteriore luogo dove costruire, creare. Abbiamo registrato dodici brani e poi, dopo qualche mese, abbiamo sostituito sei brani con dei nuovi composti in studio. è stata
sempre la caratteristica dei nostri lavori. Parliamo dell’intervento di Eugene Hutz. Ci racconta com’è nata questa collaborazione?
Ci conosciamo da diversi anni e abbiamo fatto vari concerti insieme ai Gogol Bordello. Un giorno ha espresso il desiderio di voler cantare dei brani in un nostro disco. Uno c’era già in testa ed era Mafia, scritto appositamente per lui e che canta in duetto con il nostro Elia Ciricillo. Gli altri due, 24.000 baci e Amare Give sono stati scelti nei giorni romani che abbiamo passato con lui in studio. Può sembrare strano ma pur conoscendo a memoria tutto il repertorio di Celentano, Eugene non conosceva 24.000 baci! Adesso se ne è innamorato e ha deciso di inserirlo nei suoi concerti.
Ci sono inoltre i lautari del Taraf da Metropolitana, che sono considerati da molti come dei musicisti superiori per tecnica e sensibilità ùmusicale. Lei è della stessa opinione?
Non è che tutti i neri sappiano cantare il blues e che tutti gli zingari siano bravi musicisti. Più che una qualità innata in alcuni di questi musicisti c’è una grandissima pratica grazie alla quale si riesce a suonare generi diversi, a conoscere a menadito i repertori, ad improvvisare
melodie e a seguire armonie con una tecnica e una capacità di improvvisazione molto elevata. Tre album, centinaia di spettacoli in Italia e all’estero, lei cura anche un’etichetta discografica, Finisterre. Come riesce a conciliare tutti questi impegni?
Facendo un po’ di salti mortali e avvalendomi di vari collaboratori; non è che tutto deve necessariamente passare attraverso il mio filtro. è difficile seguire tante cose, ma allo stesso tempo ti permette anche di fare delle sintesi che poi diventano dei progetti interessanti.
Da anni siete tra gli ospiti più frequenti nei principali festival nazionali e internazionali. Avverte una differenza tra il pubblico italiano e quello straniero che viene a seguire i vostri concerti?
C’è anche una differenza tra il pubblico di città e quello di provincia. La città fa più selezione mentre la provincia mette insieme sulle stesse sedie le famiglie, i ragazzi e i curiosi che si avvicinano a un concerto. Il nostro stile è abbastanza alla portata di tutti. C’è sempre un’interazione con il pubblico. In qualche maniera siamo noi a governare la piazza, cerchiamo sempre di portare quel tocco ironico che favorisce la partecipazione del pubblico. All’estero, per esempio, restano molto colpiti dal nostro vocabolario astruso. Dal palco, infatti, parliamo volutamente un inglese imperfetto, maccheronico.
Questo ultimo disco esce in un periodo in cui i rom sono su tutti i giornali e non certo per la loro musica. Gli Acquaragia Drom sono anche dei portavoce di questa cultura. A questo interesse artistico corrisponde nella vita anche un impegno sociale?
Nel nostro piccolo continuiamo nella promozione di queste realtà.
Quello che cerchiamo di fare è informazione per quello che ci è possibile, da un palco o da un’intervista, crediamo fortemente che soltanto una maggiore conoscenza permette di trovare soluzioni ad alcuni problemi che ci sono e ad altri che invece non sono reali.
(Mondomix Italia)