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AAVV - Ballos Sardos - Vol.2
AAVV
Ballos Sardos - Vol.2

TA 030
World Music

8026409303025
Taranta
Italia
 
1 CD



La Sardegna è senza dubbio la regione d’Italia che più di altre ha conservato forme espressive e culturali della tradizione; infatti l’isola risulta essere, fra tutte le regioni europee, una delle aree più ricche di musiche e di danze che sono ancora oggi fortemente radicate ed percepite come patrimonio di proprietà collettiva e locale. Da tempo questa consapevolezza ha trasformato tali manifestazioni in emblemi stessi della “sardità”, da viversi e mostrare.
Le ragioni di questa tendenza alla conservazione e all’attaccamento alle proprie espressioni identitarie sono molteplici: le varie dominazioni esterne, l’abbandono dovuto anche alla scarsa considerazione che le potenze europee hanno dato alle risorse dell’isola e la prevalente economia chiusa e tendenzialmente di sussistenza a carattere agro-pastorale hanno prodotto un isolamento storico e un conseguente insularismo culturale. Certamente lo stato di conservazione non è omogeneo, vi sono aree più conservative come la Barbagia o il Nuorese, ed altre più dispersive e dinamiche, come la Gallura e il Campidano cagliaritano.
Questa seconda antologia musicale del ballo sardo segue lo stesso criterio del primo cd: vuole offrire un panorama attento e scrupoloso delle specialità e delle varietà tipologiche etnocoreutiche delle diverse aree della Sardegna, ma al tempo stesso, nello scandire i differenti balli, espone un ampio ventaglio di strumenti, di tecniche esecutive e di repertori della musica etnica dell’isola. Le registrazioni provengono da una investigazione pluridecennale svolta sul campo durante le feste paesane, l’indagine a casa dei suonatori, i festivals dei gruppi folk, gli spuntini fra amici e le bevute in cantina.
In musica e ballo i sardi eccellono di gran lunga anche sul piano tecnico ed esecutivo rispetto alle altre regioni: i livelli di eccellenza esecutiva, che normalmente raggiungono molti suonatori della tradizione sarda, dimostrano l’elevata vocazione e la dedizione che le popolazioni dell’isola hanno verso la musica e la danza: qualsiasi uso di strumento musicale viene portato a specializzazione estrema. Tale tendenza alla perfezione esecutiva deriva da vari fattori: innanzitutto dalla consuetudine di ritenere la musica e la danza un’espressione forte della sardità, cioè dell’essere e del sentirsi individualmente e comunitariamente sardi; inoltre l’alta domanda di festa, di incontri pubblici e privati a base di musica e di ballo crea un rilevante mercato interno che permette ai più validi suonatori di vivere di musica o ad avere in essa un solido supporto economico. Tale mercato della musica etnica crea inevitabilmente meccanismi di concorrenza, di ricerca di “piazze” e spinge ad una elevazione di livelli tecnici, ad una specializzazione repertoriale e all’originalità espressiva, pur sempre dentro i parametri che la tradizione riconosce come suoi e quindi identificativi pur nella micro-trasformazione continua. Ma la balentìa (abilità) dei sardi in queste espressioni fornisce anche gratificazione psicologica, emersione e prestigio nel gruppo sociale di appartenenza. C’è diffusa consapevolezza di questa bravura, che si è trasformata da vari decenni in ostentazione e spettacolarizzazione di piazza; la Sardegna risponde al bisogno di ballo (ma anche di canto a poesia e di canto a chitarra) con la formazione di numerosi gruppi amatoriali o semiprofessionali ed una intensa programmazione spettacolare di sfilate in costume, di concerti e di festival di spettacoli folkloristici.

Caratteri generali dei balli sardi
Il panorama dei balli tradizionali in Sardegna è piuttosto diversificato, pur se la maggior parte di essi appartiene a poche matrici coreutiche, presso le quali il ballo tondo legato è prevalente, anche quando si balla per coppie o piccoli gruppi.
I caratteri predominanti e distintivi dei balli autoctoni (o comunque riconosciuti come “sardi”) sono i seguenti:
- struttura modulare del ballo, con rapporto fra danza e musica basato su formule cinetiche (pikkiadas) dei passi, tali moduli o schemi di passi contraddistinguono principalmente un ballo dall’altro;
- la costante connessione fra i ballerini: per mano e/o per braccia i balladores danzano legati;
- l’estrema dinamicità dei piedi compensati dalla postura alquanto verticale e dalla contenuta dinamicità della parte superiore del corpo (se non di riflesso del movimento sussultorio);
- la presenza diffusa del balli di gruppo (oppure nell’area campidanese anche di coppie o piccoli gruppi) legati;
- la prevalenza di coreografie circolari con balladores legati e in posizione introversa, con tendenza delle carole a muoversi in senso solare;
- la creazione durante il ballo di un ritmo interno verticalmente sussultorio, soprattutto in coincidenza delle parti più vivaci dell’esecuzione musicali; per generare tale caratterizzazione stilistica è importante che il repertori musicali prevedano una straordinaria ricchezza di note modulate che stimolano nei ballerini la frammentazione dei ritmi di base. Tale caratteristica prevale soprattutto nelle aree centrali dell’isola.

Gli strumenti musicali
Fra gli strumenti presenti nel disco ne rileviamo alcuni come specificatamente sardi (launeddas e affuente) e altri di più larga circolazione nelle varie etnie del pianeta.
- Sas launeddas (benas, bidulas, bisonas, ecc.): 3 clarinetti di canna diseguali e divergenti ad ancia semplice o battente (che viene intagliata in un segmento minore detto cabizzinu innestato in ciascuna canna e tenuto dal suonatore in bocca); su cunzertu è articolato in canna minore (mancosedda o destrina) e due altre canne legate insieme, una di accompagnamento o controcanto (mancosa manna) ed una più lunga con funzione di bordone continuo (tumbu); le due canne modulanti hanno 4+1 fori.
- Pipiolu o pipaiolu, sulittu o suettu: flauto dritto a becco di canna, con 3-4 fori anteriori e 1 foro posteriore.
- S’affuente: piccolo vassoio per raccogliere le offerte, usato con frizione o battiti.
- Organetto (organettu, sonettu, ecc.): organo a tastiera e mantice diatonico, in genere a 8 o 12 bassi, di produzione industriale e proveniente in genere dalle fabbriche o dai laboratori semi-artigianali delle Marche e dell’Abruzzo.
- Sonazzos (marrazzos, matracca, ecc.): campanacci o sonagli pastorali, tipici dei collari delle bestie da pascolo, di varia dimensione, portati addosso alla cintura o sulla schiena dalle maschere carnevalesche, i cui particolari movimenti e modi di deambulare o correre creano sequenze varie di suoni ritmici.
- Campanas: le campane delle chiese venivano adoperate (oggi sempre più di rado) per far ballare una consistente moltitudine di balladores nella piazza sottostante al campanile.



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