NOA
Noapolis / Noa Sings Napoli
SUD 004
World Music
8015948303023
Sud Music
Italia
La cantante israeliana Noa fa parte del panorama culturale italiano da quasi 20 anni. Le centinaia di concerti che ha dato in tutta Italia insieme al suo collaboratore Gil Dor, la sua indimenticabile Ave Maria eseguita per Papa Giovanni Paolo II in Vaticano e il testo e l’interpretazione della canzone "Beautiful That Way" del film "La vita è bella", le hanno fatto guadagnare l’amore e l'ammirazione del pubblico italiano. I suoi successi e le sue attività per la Pace le hanno portato numerosi riconoscimenti. È stata insignita del titolo di "Cavaliere della Republica" dal presidente Napolitano ed è stata scelta come ambasciatore dall'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite (FAO). Per anni Noa e Gil hanno concluso la loro attività concertistica in Italia con una canzone napoletana come bis, in omaggio alla cultura dell’Italia, un Paese che amano così tanto. Nel 2002 hanno incontrato il Solis String Quartet di Napoli e insieme a loro hanno allargato il loro repertorio napoletano e hanno creato un programma di canzoni napoletane con arrangiamenti speciali. Da questa collaborazione è nato l’album “Noapolis”, in cui Noa interpreta alcune delle più belle pagine della tradizione napoletana. Noa ha ricevuto il prestigioso "Premio Caruso" per la sua straordinaria versione di "Torna Surriento" ed ha ricevuto ovazioni in tutta Italia per le sue uniche e toccanti interpretazioni di queste canzoni eterne.
Lei si chiama Achinoam, non Carmela, eppure sta là – o qua? – rosa, preta e stella, icona glocal di un canto antichissimo, così vicino, così lontano. Voce di tufo e deserto, di mare e di vulcano, se è mai possibile, di distanze che uniscono, di rigore che non cozza con la passione. Strange days, sono strani tempi davvero se “’a reggina ‘e Napule” non si chiama nemmeno Maria, ma viene da Tel Aviv, tempi confusi, eppure è affascinante veder continuare il drammatico viaggio dei bastimenti napoletani per terre così lontane, oppure tornare finalmente a casa nel canto libero del cardillo del Mediterraneo. La scugnizza d’Israele, yemenita a New York, sa che “La vita è bella” perché sa cantare, ma anche ascoltare. Nei suoi viaggi-tournée ha raccolto voci e melodie, versi e storie, emozioni e racconti, ma s’è ritrovata solo nel corpo di Napoli, immergendosi gradualmente, ostinatamente, profondamente nelle viscere della città porosa, in un patrimonio canoro vicino alle sue corde, alla sua ugola cristallina, al suo cinguettare pallido e assorto in cui dimentica le radici per diventare la nipote di Gilda Mignonette, la figlia ribelle di Giulietta Sacco, educata al rock e al jazz per tornare alla malia verace di “Chiove a zeffunno”. I classicissimi più usurati, come “Torna a Surriento”, trovano nuova vita, ed è un miracolo, come il melodicissimo contrappunto di “Era de maggio”, l’affondo feroce di “Sia maledetta l’acqua”, la tenerezza di “Nonna nonna” per la prima volta in lingua ebraica. Se “Noa-Tel Aviv” ha portato nella Terra Promessa e Divisa e Ferita e Combattuta il pianeta Cantanapoli, in questo “Noa Sings Napoli” nasce una nuova città, Noapolis, metropoli così nobile da meritare il ritorno del canto delle sirene. Il Solis String Quartet, Gil Dor e Zohar Fresco costruiscono trame delicate, cameristiche, ma mai snob, da concertino che vorremmo tutti ritrovare nel sogno di una notte di mezza estate, nel mondo fatato delle canzoni popolari, delle emozioni che resistono al logorio del tempo perché esistono artisti capaci di rilanciarle, trasportarle nel mondo del presente, assicurando loro il passaporto per il futuro. Noa è Carmela e Maria, è l’ultima luciana anche se non è nata a Santa Lucia, è l’ultima cartulina ‘e Napule, anche se ha dovuto lavorare duro e tanto per impossessarsi quasi perfettamente del dialetto dei sommi Bovio e Di Giacomo. Noa balla la “Tammurriata nera” con la consapevolezza del suo dna frutto di incroci, culturali, razziali, “non sono bianca, non sono nera”, si tormentava da ragazzina alla ricerca della sua identità. Che è armonia perduta, come il canto di Caruso e di Pasquariello, come una villanella smaniosa, come gli echi di fronne e vutate che la cantante fa suoi con spietata maestria, con la saggezza di una virtuosa che non sacrifica nulla sull’altare della tecnica. In “Fenesta vascia” ogni legato, ogni sospiro, ogni pausa, ogni finale prolungata è colpo al cuore e balsamo sulle ferite, elogio eufonico e macchina del tempo che permette di arrestare la corsa contro lo stress che ci corrode quotidianamente. Noa trillo, Noa acuto, Noa basso profondo, Noa serenata sul mare, Noa sciantosa senza ammiccamenti, Noa malinconia, Noa appocundria, Noa verace, Noa “Autunno”, Noa profumo di maggio, Noa sfrontata, Noa eco d’Oriente, Noa voce d’Occidente.
Benvenuti a Noapolis, bentornati a Napoli.
Federico Vacalebre