Quella che è abitualmente chiamiamo «musica tradizionale giapponese» nasce nel periodo di pace intercorso tra i secoli XVII e XIX. Alcuni classici di questo repertorio sono presentati in Kyoku. il nuovo CD di Mieko MIYAZAKI, koto, e Suizan LAGROST, shakuhachi. La musica tradizionale giapponese varia notevolmente a seconda delle sue origini: rurali o urbane. La musica urbana è quella che si suona nelle produzioni teatrali e nelle sale di musica da camera. Per questo album gli artisti hanno scelto alcuni brani virtuosistici, composizioni da concerto dei secolo del periodo fra il diciasettesimo e il diciannovesino secolo affiancandoli a capolavori più recenti composti per il pubblico internazionale e noti per la loro bellezza e per la loro difficoltà.
Quella che è abitualmente chiamiamo «musica tradizionale giapponese» nasce nel periodo di pace intercorso tra i secoli XVII e XIX. Alcuni classici di questo repertorio sono presentati in Kyoku. il nuovo CD di Mieko MIYAZAKI, koto, e Suizan LAGROST, shakuhachi. La musica tradizionale giapponese varia notevolmente a seconda delle sue origini: rurali o urbane. La musica urbana è quella che si suona nelle produzioni teatrali e nelle sale di musica da camera. Per questo album gli artisti hanno scelto alcuni brani virtuosistici, composizioni da concerto dei secolo del periodo fra il diciasettesimo e il diciannovesino secolo affiancandoli a capolavori più recenti composti per il pubblico internazionale e noti per la loro bellezza e per la loro difficoltà. Il koto è arrivato in Giappone dalla Cina nel secolo VIII. Faceva parte dell’orchestra gagaku (della corte imperiale). Ha poi goduto di vasta popolarità nel XVI secolo grazie agli esecutori ciechi. Dispone di 13 corde e appartiene alla famiglia delle cetre. La tavola armonica è in legno di paulonia. Il koto è accordato facendo scorrere ponticelli mobile (ji) e è suonato pizzicando le corde con un plettro d’avorio (tsune). Lo shamisen è uno strumento a tre corde che appartiene alla famiglia dei liuti. La cassa, in legno di melo cotogna, è rivestita di pelle di gatto o di cane. Il suonatore utilizza un plettro a forma di ventaglio (bachi) per pizzicare le corde. Originario della Cina, è stato introdotto in Giappone nel XV secolo attraverso Okinawa, nella parte meridionale del Giappone. Lo shakuhachi è stato probabilmente introdotto in Giappone diverse volte, provendo dalla Cina e dalla Corea. Si tratta di un flauto di bambù verticale con 5-fori, la parte interna può essere laccata (Jiari) o lasciata naturale (jinashi). La lunghezza più comune, 54,5 centimetri o 1 shaku e 8 sun, ha dato allo strumento il suo nome. Shakuhachi è oggi il nome generico per gli strumenti di tutte le dimensioni, quelle più comuni misurano 1,8 shaku, 1,6 shaku, o 2,4 shaku. 5 fori permettono di produrre una scala pentatonica, le note intermedie si ottengono chiudendo i fori solo parzialmente e con la caratteristica tecnica meri-kari (variando l'angolo di imboccatura). Nata a Tokyo, Mieko MIYAZAKI inizia lo studio del koto giapponese, così come dello shamisen, con Tomizo Huruya e Sachiko Tamura con cui si è diplomata nel 1992. Trasferitasi in Francia nel 2005, la sua carriera europea è iniziata subito dopo il suo arrivo con registrazioni e importanti concerti. E’ stata riconosciuta a livello mondiale come una delle figure di spicco del koto giapponese. Il flautista francese Suizan J.-F. LAGROST ha studiato flauto classico a Mulhouse e Parigi con Isabelle Froesch-Papirer, Daniel Morlier, Geneviève Amar, Vicens Prats e Michel Rousseau. Ha iniziato a praticare lo shakuhachi nel 2000 con il Maestro Sozan Kariya, eminente rappresentante della scuola Tozan. Mitsuko Nakao, gli ha assegnato sette anni dopo il titolo di Shihan (maestro). Suizan LAGROST ha al suo attivo una prestigiosa carriera internazionale con repertori tradizionali e contemporanei.