Parlare del rapporto tra musica e spazio può sembrare alquanto ridondante (esiste una musica che non sia anche "spaziale"?), essendo quest'ultimo, al pari del tempo e del movimento, una condizione essenziale della prima. Non è inutile però distinguere le composizioni o gli atti musicali che già a livello progettuale includono lo spazio da quelli che lo includono soltanto per necessità, per "fatalità" dovuta all'inevitabilità dell'esecuzione. L'uomo musicale ha sempre giocato con lo spazio: la "scoperta" dell'eco può essere considerata in questo senso una pietra angolare del rapporto tra musica e spazio. Così come, opponendo un solista a un coro, il canto responsoriale è stato una tappa fondamentale nel superamento della risonanza naturale dei luoghi per giungere a un "rispecchiamento" della musica in se stessa. La volta del suono è un'importante esperienza musicale che riesce con efficacia a coniugare sia la riscoperta di luoghi adatti a produrre esperimenti di risonanza sia la capacità della musica stessa di creare, attraverso giochi di opposizione tra diversi strumenti, una dimensione spaziale. Azione sonora voluta dal maestro e sassofonista genovese CLAUDIO CAPURRO, il progetto de La volta del suono è stato realizzato in presa diretta nelle storiche sale del Sottoporticato del Palazzo Ducale di Genova, un enorme vuoto d'aria che ben presto si è rivelato essere non soltanto un contenitore da riempire di suoni ma soprattutto uno spazio vivo con cui dialogare. CLAUDIO CAPURRO e i suoi compagni d'avventura, i sassofonisti MAURO AVANZINI e CLAUDIO LUGO e la vocalist CRISTINA ALIOTO, hanno così dato vita a una performance di grande bellezza, iniziando dapprima a "perlustrare" lo spazio circostante con sonorità lente e riflessive per poi passare a un serrato dialogo sia tra di loro sia con le colonne e le volte del secolare Sottoporticato. Come in un gigantesco salone degli specchi, le sonorità prodotte dal trio di sassofoni e dalla pura voce di Cristina Alioto vengono così moltiplicate e lanciate in mille direzioni, per giungere infine a placarsi dopo una sequenza creativa di improvvisazioni, ostinati ritmici, acuti, effetti rumoristici e percussivi scanditi dalle ance e dalle chiavi degli strumenti. Ben bilanciato tra consimili esperienze in ambito jazzistico e contemporaneo che la storia musicale nei decenni passati ci ha abbondantemente raccontato e il tentativo di superare tali esperienze per perseguire una via originale, La volta del suono riesce a riformulare con intelligenza il rapporto spazio/musica senza rinunciare alla godibilità dell'ascolto.