Dando un seguito al sorprendente disco d'esordio, Apotropaica, la BEV (i cui componenti avevano precedentemente militato in un'altra eccellente e apprezzata formazione, conosciuta con il nome di LA PIVA DAL CARNER) torna a proporsi all'attenzione dei suoi estimatori con un nuovo ed eccellente disco. Continuando a indagare la realtà musicale della pianura padana e dell'Appennino emiliano, il gruppo ha ormai raggiunto un alto grado di originalità nella riproposizione (aggiornata ai sentimenti dell'oggi) di brani che inevitabilmente tendono a essere progressivamente esclusi dalla memoria collettiva delle aree culturali da cui provengono.
Nel nuovo lavoro è percepibile in modo evidente la grande familiarità dei musicisti del gruppo con i materiali sonori interpretati, frutto di un'intimità fatta di conoscenza reale, approfondita e "scientifica" dei brani eseguiti, che conduce al risultato di permettere all'ascoltatore di riannodare con facilità i fili con un passato contadino che si dimostra essere ancora pieno di vigore e sorprendentemente creativo ed originale. Variabile/Naturale propone dodici brani ricchi di fascino antico e moderno nello stesso tempo, che vanno dai canti tradizionali della pianura bresciana alle danze venete (polesana e furlana), dalle melodie di quartine di area reggiana che si cantano durante il "maggio" alle ninne-nanne parmigiane, dalla riscoperta di un'ulteriore versione, proveniente dall'appennino pavese, della conosciutissima Cecilia alle danze di tradizione del bolognese (Monghidoro). In Variabile/Naturale la bellezza degli intrecci vocali sa fondersi con sapienza con un impasto strumentale particolarmente grintoso, creato, in particolare, da pive, chitarre e clarinetti. È stato correttamente affermato a proposito della BEV che "La loro musica è puramente acustica ma esplode con l'energia del rock" (Dirty Linen). Questa nuova produzione ne è un'ulteriore conferma, proponendosi inoltre come un innovativo punto di vista sulla musica folk italiana, rimessa in discussione con grande forza e lucidità, ma senza rifiutarne i caratteri precipui ed essenziali, che vengono così a ritrovarsi proiettati nella modernità acquisendo la capacità di svelare e descrivere il presente. La musica delle radici acquista colore ed energia, si evolve, abile al movimento e all'oscillazione, vola nell'aria e nel tempo nei quali vive: in modo variabile ma naturale. Registrato e mixato presso lo studio Bunker di Rubiera (RE) nei mesi di aprile e maggio del 2001 da Andrea Rovacchi.