La nostra collana dedicata alla musica classica indiana si amplia di un nuovo e fondamentale capitolo. Ne è autore SHUJAAT HUSAIN KHAN, sitarista tra i migliori delle ultime generazioni. Certo non secondario è il fatto che l’artista sia figlio e discepolo del grande Ustad Vilayat Khan, scomparso nel 2004, e che più in generale appartenga a una famiglia musicale che ormai da tempo immemore offre al pubblico grandi interpreti.
L’ascolto di Gayaki Ang (stile vocale) pone bene in evidenza l’arte di SHUJAAT HUSAIN KHAN, un maestro che preferisce affrontare i raga evitando di porre l’accetto in modo inutilmente esagerato sul virtuosismo e la velocità di esecuzione. Il flusso della sua musica si presenta perciò caratterizzato non dall’impeto ma dal lirismo e dal sentimento. È un soffio gentile e delicato che pur nello scorrere placido e rilassato sa offrire ineguagliabili spunti di inventiva e creatività. Non è superfluo specificare che il titolo del disco contraddistingue allo stesso tempo lo stile fresco e spontaneo di SHUJAAT HUSAIN KHAN, teso a imitare le sottigliezze della voce umana. Non è quindi casuale che l’artista impieghi nelle sue esecuzioni anche la propria voce, di cui sa sfruttare al meglio il timbro particolarissimo. Il connubio canto-sitar trova in più punti un equilibrio perfetto e permette all’incisione di raggiungere vette assolute. A sostenere SHUJAAT HUSAIN KHAN nelle sue invenzioni troviamo per l’occasione le tabla di Shanka Chatterjee, maestro indiscusso delle tabla .
Nato nel 1960, SHUJAAT HUSAIN KHAN ha rivelato qualità speciali sin da bambino, avendo cominciato a esibirsi in concerto già a partire dall’età di sei anni. Da quel momento il suo nome è apparso nei programmi dei maggiori festival del suo paese. In seguito non sono mancate le chiamate dall’estero e la sua arte è stata oggetto di interesse costante nel resto del mondo, in particolare negli Stati Uniti. Oltre a perpetuare il patrimonio della classicità indiana, anche con l’insegnamento, SHUJAAT HUSAIN KHAN non ha mancato di interessarsi ad altri e differenti generi. Ne è testimonianza la sua partecipazione al Ghazal Ensemble, in cui tanto il repertorio indiano quanto quello persiano viene a essere oggetto di interpretazione. Ghazal ha firmato importanti incisioni per l’Ecm e la Shanachie, ed è stato candidato al Grammy Award.
In Gayaki Ang si può ascoltare quanta forza SHUJAAT HUSAIN KHAN sappia restituire alla tradizione e nello stesso tempo come si prefiguri il futuro della musica indiana.
Ustad Shujaat è un grande e amatissimo interprete di musica per sitar e canto della tradizione del nord dell’India, rappresentante di una linea familiare di oltre sette generazioni di maestri assoluti (‘ustad’, come usiamo chiamarli) ed erede della tecnica e della scuola dal padre, il celebre Ustad Vilayat Khan (1928-2004). Il suo stile, meno noto di altri, è chiamato gayaki ang e si dice imiti le sottigliezze (indiane) della voce umana. Effettivamente Ustad Shujaat propende volentieri per l’aspetto più cordiale, meno astratto e abissale della musica industana (si sente bene nel gat qui presente), avvicinandosi nel canto quasi irrestistibilmente alla tradizione del gazhal persiano. Il disco realizzato dalla coraggiosa e competente etichetta italiana si aggiunge alla ricca discografia di Shujaat, comprendente prestigiose registrazioni indiane e internazionali e contiene in forma concisa tutte le informazioni musicali e letterarie necessarie (nomi di raga, della realizzazione dell’alap e di stili diversi, testi dei canti) che circostanziano l’ascolto di questa musica meravigliosa.
LUCIANA GALLIANO
(da World Music Magazine 79)