La seconda raccolta antologica patrocinata dalla sezione musica di “Santarcangelo dei Teatri” in coproduzione con l’etichetta Felmay concentra la sua attenzione su formazioni, stili e generi che trovano la loro ragione d’essere nel contatto diretto e quasi fisico con la gente a cui si offrono.
È musica da strada non nel senso che viene elargita e data in pasto alla folla, con l’unico scopo di suscitare il divertimento, ma in quanto è generata dalla strada stessa e dall’umanità che la percorre. In queste musiche c’è un’evidente urgenza comunicativa che non è dettata da logiche di mercato. A questi artisti non servono palcoscenici imponenti, servizi d’ordine, agenti di scorta, camerini lussuosi ricolmi di prelibatezze. Qualsiasi ostacolo frapposto tra il suonatore e il suo pubblico non potrebbe che produrre effetti disastrosi e deleteri. Non si può immaginare infatti la Banda Ionica, la Fanfara di Tirana, la Banda Improvvisa, i Corleone, l’Etruria Criminale Banda oppure la Brass Allstars di Frank London e la Earth Wheel Sky Band se non in atto di esibirsi su pubbliche piazze o percorrere tortuose stradine di un qualunque paesino del Sud o del Nord del mondo tra due ali di folla eccitate e festanti che possono sentire il calore dei suoni direttamente nell’attimo in cui esce dagli strumenti, senza intermediazione alcuna. Una folla che seppure inconsapevolmente ha contribuito in ogni angolo del pianeta alla creazione di quelle musiche che adesso gli vengono per così dire “restituite”. Ecco allora che ogni regola del mondo dello spettacolo viene a essere sovvertita, cade ogni tipo di barriera, anche culturale: la Jaipur Kawa Brass Band del Rajasthan, le voci femminili delle B’net Houariyat o l’anglo-indiana Bollywood Brass Band non possono più essere percepite come semplici presenze esotiche. E lo stesso accade anche per gruppi dalla composizione numerica più ristretta, come i Tri Muzike, gli Acquaragia Drom o i Terrakota che grazie al loro approccio multiculturale riescono a produrre musiche altrettanto vitali e sanguigne, nelle quali appare allo stesso modo evidente la provenienza e l’ispirazione “dal basso”. La vivezza e la familiarità con cui i suoni della presente antologia fuoriescono anche dal lettore cd di casa sono la migliore testimonianza di come sia ancora possibile e necessario fare musica davvero “popolare”.
«Without question this is one of the best - perhaps the best - world music compilation of this year»
(Songlines - UK)